XXII° DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

papa-lavanda-dei-piediInevitabile il pensiero alle tante vittime del terremoto e alle loro famiglie: la vicinanza a loro deve essere prima di tutto nella preghiera perché il Signore possa dare la sua consolazione e speranza e che la solidarietà degli uomini faccia il resto in questa situazione difficile.

Invitati alle nozze del Signore! Immaginate quale grande chiamata il Signore ci ha dato! Bisognerebbe rendersene conto e fare di tutto perché siamo pronti e degni di esserne parte. Il primo sentimento quindi di fronte alla Parola di oggi è proprio quello di ringraziamento al Signore.

Quanto più sei grande, tanto più fatti umile è l’invito che ci viene dalla prima lettura. Il Vangelo ci esorta a scegliere gli ultimi posti. Se guardiamo alla natura, c’è un insegnamento continuo di questo tipo. Ad esempio, gli alberi da frutta quasi si chinano verso di noi quando sono pieni e si raddrizzano quando non ci sono più di frutti. L’uomo invece sembra abituato a fare il contrario: non c’è neanche bisogno che abbia qualche qualità, basta che pensi di averne qualcuna, che subito si inorgoglisce e non vede più quelli che ha intorno. Si drizza come un albero senza frutto.

L’invito che tutta la parola di Dio di oggi ci rivolge è di rivedere i nostri atteggiamenti interiori nei confronti del prossimo e di essere umili e semplici nella nostra vita perché Dio dona la sua grazia per coloro che si sentono bisognosi di lui. E’ particolarmente buffa la situazione che Gesù mette davanti ai suoi ascoltatori. Gesù osserva e vede che gli invitati scelgono i primi posti e allora invita loro a fare il contrario, cioè a scegliere l’ultimo posto per evitare umiliazioni ed eventualmente essere invitato ad andare avanti. Situazioni di disagio e dispiacere un po’ per tutti! Gesù vede il cuore degli uomini e sa che il desiderio di primeggiare c’è sempre nel cuore umano.

Insegnamento anche per colui che l’aveva invitato: Non invitare coloro che possano ricambiare. Qui l’invito diventa ancora più importante e ci interroga più da vicino. Il nostro rapporto con gli altri si basa sulla gratuità oppure ciò che ci muove è non si fa nulla per niente. Nella nostra vita quotidiana ci sono vari momenti in cui veniamo a contatto con altre persone e abbiamo sempre la possibilità di attuare l’insegnamento del Vangelo. Però, sappiamo quanto sia difficile entrare in questa logica. Alle volte ci sembra che tutto il mondo sia ingrato e siamo noi che sempre subiamo i torti. Invece bisognerebbe avere un occhio ai nostri atteggiamenti nei confronti degli altri per capire che non sono alla fin dei conti peggiori di noi. San Paolo ci dice che bisogna sempre considerare gli altri migliori di noi.

Il desiderio di primeggiare deve essere moderato con l’esercizio dell’umiltà. Essere umili non vuol dire lasciarsi umiliare dagli altri. Quando viene schiaffeggiato davanti a Pilato, Gesù domanda al Soldato: Se ho detto la verità, perché mi percuoti? E’ una domanda che lascia di stucco. La vera umiltà è quello di riconoscere il proprio stato nella verità e non per quello che gli altri dicono di noi né per quello che vorremmo essere e non siamo realmente. La corsa per il primo posto ci fa capire che c’è il nostro io che vuole prevalere e non tiene conto degli altri o li considera inferiori a noi.

Sappiamo che il cammino non è facile e allora affidiamoci alla misericordia del Padre e chiediamo che ci dia una vera conoscenza di noi stessi perché possiamo essere migliori sia nell’essere ospiti sia nell’essere persone che ospitano gli altri. Che il Signore ci aiuti.

Buona domenica a tutti!

P. Sabu