XVIII° DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

tre_tendeAscoltatelo, dice la voce del Padre a ciascuno di noi oggi. Abbiamo appena ascoltato la Sua parola, ma abbiamo bisogno che entri nel profondo del cuore e ci trasformi. Perciò chiediamo l’aiuto dello Spirito Santo perché ci assista sempre.

Il modo di agire del Signore è incomprensibile per noi: alle volte agisce proprio al contrario di come agiremmo noi. Pensate al momento della trasfigurazione: per far credere in lui, avrebbe potuto portare tutti sul monte eppure ne porta solo tre. Non sarebbe stato più facile e più utile portare tutti? Ci sarebbero state più persone come testimoni. Non solo, quando scende dal monte dice di non parlarne con nessuno prima della risurrezione. Ma anche la risurrezione, perché non in una maniera spettacolare che coinvolga una grande folla sicché non abbiano da dubitare sulla sua risurrezione? I soldati sono addormentati e sono le donne che diventano i primi testimoni. Il Signore ha le sue vie e non vuole costringere nessuno a credere in lui, ma che ci arrivino attraverso una scelta vera: una sfida anche per ciascuno di noi.

L’evento della trasfigurazione è un invito ad essere come lui, figli prediletti, amati dal Padre celeste. Gesù aveva appena parlato ai suoi discepoli della sua morte e risurrezione e sembrava che non avessero capito granché. Pietro aveva preso anche un grande rimprovero per non aver pensato secondo Dio. Gli aveva detto di andare dietro a lui, di non essere di intralcio sulla Sua strada verso la croce. La strada verso la gloria è quella della croce e Gesù vuole mettere in chiaro questo concetto. Lo splendore della trasfigurazione sarà la conseguenza per avere accettato la morte in croce. Essere prediletto e amato del Padre vuol dire accettare la sua volontà fino alla fine senza risparmiarsi. Proprio di questo parlano Mosè ed Elia con Gesù sul monte, di questo esodo che doveva compiersi su un altro monte, il Calvario. Rappresentano la legge e i profeti e per Matteo la loro presenza accanto a Gesù è segno che in lui si compiono tutto.

Avrebbero voluto raccontare a tutti e subito di questo stupendo evento quei tre discepoli presenti: Pietro era talmente preso dall’evento che voleva fare tre capanne per non lasciare mai il monte della gloria: rimaniamo qui, dice. Forse era anche un invito a Gesù di lasciar perdere il viaggio a Gerusalemme per affrontare la passione e la morte. Ma Gesù non si lascia condizionare e scende dal monte insieme con loro.

La nostra vita sulla terra è un esodo che siamo chiamati ad affrontare quotidianamente e anche noi abbiamo degli eventi lieti e tristi in questo cammino: entusiasmo e gioia nel percorso della fede, ma anche aridità e stanchezza. Quante volte la tentazione di lasciar perdere tutto! Quante volte però, il Signore ha manifestato la sua gloria e ci ha incoraggiato a riprendere in cammino! Non temete, ci ripete anche oggi perché sa che la paura blocca il cammino mentre la gioia ci muove. Il monte della gloria era un momento passeggero per i discepoli, ma tutta la paura di fronte alla croce doveva scomparire al ricordo di questa gloria. Nessun scandalo sarà più grande di questa gloria e ogni discepolo è chiamato a resistere la tentazione di abbandonare il cammino ricordando questa gloria.

Proseguiamo il cammino della nostra fede tenendo fisso lo sguardo sul Maestro che siamo chiamati ad ascoltare in questo cammino. Nelle incertezze e dubbi nel cammino, ricordiamoci che non siamo chiamati alla morte, bensì alla gloria. Anche quando ci saranno stanchezza e tristezza, il volto splendente di Gesù sia la nostra guida che toglie ogni nuvola nera dal firmamento del cammino di fede e ci accompagni sempre l’impegno di ascoltare la voce di Gesù per essere figli amati e prediletti del Padre.

Buona domenica a tutti!

VIII° DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

gigli del campo

Questa domenica è chiamata “domenica del Padre provvido” perché ci parla della cura che Dio ha nei confronti di ciascuno di noi e ci invita ad aver fiducia in questo Padre. L’immagine con cui si apre la Parola di Dio di oggi è un’immagine tenerissima: una madre che stringe a sé il suo bambino. E Dio chiede attraverso il profeta: “Può una donna dimenticare il suo bambino?… io invece non ti dimenticherò mai”. Sentiamoci tra le braccia di Dio e ringraziamolo per la sua tenerezza per noi e guardiamo a ciò che ci dice con la sua Parola.

Chi serviamo nella nostra vita, Dio o tutto ciò che non è Dio? E’ una domanda fondamentale perché ci fa capire da che parte siamo. Magari ci professiamo cristiani, abbiamo anche degli atteggiamenti, sia nei confronti di Dio che nei confronti del prossimo, che giudichiamo abbastanza cristiani, facciamo il nostro meglio nella vita di ogni giorno. Ma sostanzialmente continuiamo ad aver fiducia nelle cose materiali oppure c’è Dio al primo posto nella nostra vita? Possiamo vedere che in tutti i progetti che facciamo nella nostra vita molte volte Dio è messo da parte e nonostante il nostro desiderio e la nostra buona volontà Dio sembra non aver posto o comunque non nella maniera che ci dice Gesù oggi.

Odierà .. Amerà, Si affezionerà .. disprezzerà: questo è ciò che Gesù ci mette davanti. Non ci sono vie di mezzo. Non possiamo essere cristiani per un po’ di tempo e poi fare ciò che ci pare e piace oppure stare con Dio in alcuni momenti della nostra vita e negli altri essergli lontano. Gesù ci mette davanti ad una scelta di vita. Sta a noi confermare i nostri atteggiamenti da cristiani ed accogliere la cura del Padre nel nostro cammino.

Gli esempi che Gesù prende dalla vita quotidiana sono bellissimi: gli uccelli del cielo e i gigli del campo. Dice ai suoi discepoli che è il Padre Celeste che si prende cura di loro perché si affidano a lui. Non è che siano liberi da qualsiasi pericolo e che non affrontino difficoltà per trovare il cibo o rifugio, ma nella Sua provvidenza, il Padre celeste li custodisce. Mette a confronto il giglio del campo con il re Salomone e dice che il giglio, vestito da Dio, ha più splendore di Salomone che aveva tutta la gloria terrena nella sua vita.

Bisogna prendersi un bel respiro profondo e lasciarci stupire dalla bellezza di questa parola. Avere fiducia nella provvidenza del Padre non vuol dire essere fannulloni aspettando che piovi dal cielo tutto ciò che ci occorre. Vuol dire piuttosto fare tutto ciò che è nelle nostre possibilità perché il grande dono della vita che ci ha donato sia vissuto in modo pieno, ma senza per questo crederci padreterni e comportarci come se fossimo noi padroni della nostra vita.

L’invito della Parola è di essere coscienti della nostra dignità: Non valete più degli uccelli del cielo .. non farà molto di più per voi che per i gigli del campo? Veramente valiamo molto di più, ma non ne siamo consapevoli e sono l’affanno e le preoccupazioni che dominano la nostra vita. Che cosa è che ci manca? Ancora è Gesù che parla: gente di poca fede ci chiama oggi. Ci offendiamo? Meglio, vuol dire che in qualche modo la Parola riesce a creare qualche sussulto in noi. Sarebbe peggio se non suscitasse nulla nel nostro cuore.

Rinnoviamo ancora una volta la nostra fede e fiducia in Dio Padre. Chiediamo che nonostante le nostre difficoltà, il Signore ci accompagni con la sua grazia e nella nostra incredulità non ci abbandoni, ma ci offra il suo perdono e ci renda capaci di riprendere il cammino.

Buona domenica a tutti!
P. Sabu

XII° DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

croce_di_maniAlla vigilia di ogni evento importante della Sua vita vediamo Gesù in preghiera. E’ una caratteristica del Vangelo di Luca e ci insegna che anche noi dobbiamo sviluppare in noi un atteggiamento simile. Nel brano che abbiamo oggi, quale potrebbe essere l’evento così importante? E’ la domanda, Chi dite che io sia, che Gesù rivolge ai suoi discepoli ed evidentemente per Gesù ha un grande valore e passo dopo passo prepara i suoi a dare una risposta personale.

Voi, Chi dite che io sia? Una domanda che risuona anche nelle orecchie del nostro cuore ed esige una risposta precisa e personale. Le prime risposte che i discepoli danno a Gesù sono frutto di quello che hanno ascoltato dagli altri, magari si saranno sentiti pure orgogliosi di fronte alla fama del loro Maestro. In un primo momento potrebbero essere importanti le opinioni degli altri, ciò che ci hanno detto ed insegnato su Gesù. Vanno bene anche le esperienze vissute dagli altri e messe davanti a noi come esempi. Ma c’è un momento dove tutto ciò non conterà nulla e l’unica risposta possibile e che va bene per il Signore sarà quella personale che ognuno di noi è chiamato a dare col cuore. Sarà una risposta che coinvolge tutto il nostro essere e il nostro agire; una risposta che coinvolge tutta la nostra vita.

Non basta dare una risposta alla domanda del Maestro, bisogna fare qualcosa di più.  Ai suoi discepoli Gesù dice che per andare dietro a lui bisogna prendere la propria croce ogni giorno. Ma deve essere una scelta fatta dal discepolo, non imposta dal Maestro. Ecco perché il Signore dice: Se qualcuno vuole. Non costringe nessuno, ma fa una proposta. Quelli che vanno dietro a lui non sono persone rassegnate ma sono coloro che hanno fatto una scelta di vita.

D’altra parte è chiaro dalle nostre esperienze quotidiane. In una qualsiasi scelta c’è una rinuncia che siamo chiamati a fare: se scegli di stare su una sedia non puoi, nello stesso tempo, sederti per terra. Nel mangiare, nel lavorare e in tutti gli ambienti della nostra vita ci sono delle scelte da fare. La scelta comporta la rinuncia a qualcosa, una piccola morte appunto. E Gesù oggi ci dice che siamo chiamati a fare delle scelte nella nostra vita e di fare queste scelte insieme con lui perché possiamo avere la vita: perdere la vita per lui per averla in eterno.

Il Signore ci chiede oggi che posto gli diamo nella nostra vita e cerchiamo di rispondergli col cuore. Ricordiamoci che non forza mai la mano e ci lascia liberi. La nostra libertà ci deve aiutare a fare delle scelte per la vita e non per la nostra morte ed è quello che il Signore vuole da noi. Chiediamo che ci dia lui stesso la forza per rispondere positivamente alla sua chiamata ed essere testimoni della Sua vita nel mondo.

Buona domenica a tutti!

P. Sabu