XVI° DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Matthijs Musson - Cristo in casa di Marta e MariaAccogliere Cristo come ospite della nostra vita e stare ai suoi piedi per ascoltare ciò che ci dice: potrebbe essere questo il pensiero che ci deve accompagnare in questo giorno e ringraziamo il Signore per il dono della Sua Parola.

Un po’ in tutte le civiltà, soprattutto in quelle antiche, l’ospitalità è sacra. Per il popolo d’Israele c’è anche una lettura di fede, nel senso che lo straniero gli fa ricordare il tempo in cui era a sua volta straniero in Egitto e come con mano potente Dio lo ha liberato e lo ha portato alla terra promessa. Quindi accogliere un ospite diventava un atto davvero importante e significava rendere grazie al Signore per le meraviglie operate nella vita del popolo. Ecco l’accoglienza che Abramo offre agli ospiti e ospitando l’altro ospita l’Altro che è Dio stesso. E ospitando Dio questa presenza diventa un dono grande che è il figlio atteso da tanto tempo da loro. Quindi accoglienza diventa una benedizione.

E’ facile intuire la trasformazione di questa ospitalità quando si parla di Gesù che incontriamo come ospite nella casa di Marta e Maria. Le prime parole che ci vengono in mente sono le parole del giudizio finale quando il Giudice dice: Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi più piccoli, l’avete fatto a me. Accogliere Cristo ospite non è un semplice atto religioso, non fa semplicemente parte di una cultura, ma accoglierLo significa aprire il cuore verso i fratelli, non avere barriere mentali nei confronti degli altri, avere una cultura sì, ma quella evangelica.

Il Cristo ospite non si comporta come un ospite ordinario, va oltre. Esige attenzione all’essenzialità, esige che stiamo ai suoi piedi per ascoltarlo. Ci invita a non affannarsi nelle vicende quotidiane perché se lui è nostro ospite, è un ospite che trasforma la nostra vita di ogni giorno soprattutto negli atteggiamenti interiori. Non è un disprezzo di tutto ciò che aveva fatto Marta, tutt’altro. E’ un invito a non perdere mai di vista l’essenziale. E’ un invito a ricordare le parole: Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.

Quante volte nella nostra vita quotidiana rischiamo di correre invano proprio perché Lui non c’è! Quante volte nei nostri affanni e preoccupazioni abbiamo messo fuori Dio perché ci credevamo “padreterni”, salvo poi ritrovarci impotenti di fronte a varie situazioni! Bisogna avere il coraggio di accogliere il Cristo come ospite della nostra vita, stare ai suoi piedi per ascoltare la Sua voce e chiedere il suo aiuto per accogliere l’altro con cui lui si identifica. Stare ai piedi del Maestro è l’atteggiamento fondamentale del discepolo: così si impara dalla persona del Maestro e non dai libri.

Nelle nostre civiltà crescono sempre di più l’anonimato e la solitudine. Possiamo trovare tante ragioni per questi atteggiamenti. Nelle città non si conoscono neanche tra quelli che abitano nello stesso palazzo. Molti cercano di isolarsi dagli altri per un’idea della privacy o per non avere noie e poi ci accorgiamo che con i mezzi di comunicazione nessuno ha al sicuro la propria privacy. Siamo molto più ospitali virtualmente che nella vita pratica di ogni giorno. Il mondo virtuale è diventato per tanti più reale di quello reale. Ecco dove la provocazione del Vangelo: stare ai piedi non virtualmente, ma sul serio. Non allontanarsi dagli ospiti, ma farsi carico delle loro speranze ed angosce. Non perderci nelle preoccupazioni quotidiane, ma trovare tempo per l’altro che poi diventa l’Altro per eccellenza.

Sappiamo che soltanto con le nostre forze non ce la possiamo fare. Chiediamo allora che lo Spirito del Padre ci illumini e ci sostenga.

Buona domenica a tutti!

P. Sabu