XXV° DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

prudenzaDi chi siamo servi? E’ la domanda che la parola di Dio ci rivolge oggi. Bisogna fare delle scelte perché non possiamo servire Dio e il denaro. Da questa scelta dipendono anche gli atteggiamenti della nostra vita e il cammino della nostra fede.

Nella nostra esperienza quotidiana ci sono dei momenti dove ci accorgiamo di aver bisogno di qualcuno su cui poggiare il nostro cammino. Se questo qualcuno è Dio, allora egli diventa il tesoro più grande e il cammino diventa più sereno. Se invece il nostro dio è il denaro o il piacere o il potere o qualcosa d’altro, ci sentiamo imbrigliati e il nostro cuore non trova pace. Pur conoscendo questo fatto molte volte non siamo capaci di venirne fuori e il nostro cuore si appesantisce sempre di più.

La prima lettura ci presenta Dio che prende la difesa del povero e dell’indifeso e si mette contro i pastori che non si prendono cura di loro. Calpestare il povero e sterminare gli umili sono i gravi peccati di questi pastori e Dio dice loro che non si dimenticherà del male fatto. Gli atteggiamenti di coloro che hanno potere rimangono più o meno gli stessi anche oggi.

Ma anche di fronte a scenari di violenza e ingiustizie, la seconda lettura ci dice che siamo chiamati ad avere uno sguardo diverso e bisogna pregare anche per coloro che ci governano e che hanno potere: suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che stanno al potere”. Il motivo è molto semplice:“Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità”.  Quindi anche noi siamo chiamati a pregare, alzando al cielo mani pure, senza collera e senza contese,  come ci ricorda ancora san Paolo.

Il consiglio che viene dalla pagina del Vangelo è un invito alla prudenza. Siamo chiamati ad usare la ricchezza di questo mondo per guadagnare la vita eterna. L’amministratore disonesto non viene lodato per il suo modo di agire disonesto, ma perché è stato bravo a sfruttare i mezzi nelle sue mani per assicurarsi un futuro. L’amministratore aveva fatto una cosa del genere per assicurarsi il futuro su questa terra e l’invito è di fare tutto ciò che è nel nostro potere per assicurarci la vita eterna.

Come siamo nel nostro vivere quotidiano? Siamo prudenti, sapienti o “furbi” per assicurarci la vita eterna oppure siamo semplicemente degli amministratori disonesti e basta? Come facciamo a sapere se siamo amministratori disonesti? Il punto di partenza è riconoscere che abbiamo ricevuto tutto da Dio. Se uno è nato in un paese piuttosto che in un altro non è stata per scelta sua e neanche il fatto di essere nati in una famiglia piuttosto che in un’altra. Lo stesso vale per quanto riguarda i genitori: non li abbiamo scelti noi e anche i doni che ognuno di noi ha.

Riconoscere questo fatto è fondamentale perché ci mette nella giusta dimensione nei confronti degli altri. Ovviamente ognuno di noi è chiamato a fruttificare ciò che il Signore gli ha donato. Quindi se uno non sfrutta i suoi talenti, il tempo, la ricchezza, la salute, l’intelligenza ecc. per essere al servizio degli altri e nella sua pigrizia non sfrutta i doni ricevuti, è un amministratore disonesto e bisogna correggere il cammino.

Ecco allora il Vangelo di oggi diventa importante per noi perché ci invita ad avere uno sguardo attento sulla nostra vita ed essere amministratori onesti e prudenti. Sappiamo che è difficile il cammino e allora ci affidiamo alla misericordia di Dio che non ha limiti e ci abbraccia sempre con il suo amore.

Buona domenica a tutti!

P. Sabu