DOMENICA DELLA PENTECOSTE

PentecosteSi compiono i giorni di attesa e arriva il dono più prezioso del Signore risorto: lo Spirito Santo. Insegnerà agli apostoli tutta la verità e accompagnerà loro con la sua presenza. L’evento della Pentecoste è quindi fondamentale per la vita dei discepoli perché li trasforma e li rende capaci di testimoniare con coraggio la loro fede nel Signore risorto.

I segni esteriori della discesa dello Spirito, vento forte, fuoco, sono segni che avevano accompagnato la teofania sul monte Sinai. Tutta la gente era sotto il monte e di fronte alla manifestazione della gloria di Dio dicevano: tutto ciò che il Signore ha detto e comandato noi lo obbediremo. Ricevono le leggi scritte su tavole di pietra, ma quando arriverà lo Spirito, saranno i cuori ad essere trasformati e accoglieranno la legge del Signore nei loro cuori. L’effetto della prima predicazione di Pietro nel popolo sarà proprio quello di sentirsi trafiggere il cuore ed è un segno che è lo Spirito ad accompagnare la predicazione.

Non solo vento e fuoco, ma anche il modo con cui ascoltano le parole degli apostoli: ciascuno sente parlare nella propria lingua. Parlare le lingue è un modo per comunicare con gli altri. Nel nostro vivere quotidiano ci rendiamo conto che se uno conosce diverse lingue ha la possibilità di comunicare con più persone e non conoscere una lingua invece, sembra un impedimento nella comunicazione. Possiamo dire che la discesa dello Spirito Santo diventa un nuovo modo di comunicazioneuna comunicazione del cuore dove a dettare la legge non sono le regole grammatiche, ma l’amore che viene da Dio.

Tutti quelli che erano presenti a Gerusalemme nel momento della Pentecoste, sentono gli apostoli parlare nella loro lingua. C’è sicuramente questo nuovo modo di comunicare e la gente è toccata nel cuore. Succede proprio il contrario di Babele: là la diversità delle lingue è un impedimento ed infatti c’è la divisione mentre con l’arrivo dello Spirito Santo c’è la comunione. Possiamo dire che il diavolo porta divisione mentre lo Spirito porta unità e amore. Infatti gli Atti degli Apostoli ci fa notare che loro erano riuniti insieme nello stesso luogo. Da questa comunità che accoglie lo Spirito parte la scintilla che incendierà molti cuori dell’amore del Signore. Gesù aveva detto: sono venuto a portare il fuoco sulla terra e come vorrei che fosse già acceso. Le sue parole diventano oggi realtà e il fuoco dello Spirito Santo è acceso nei cuori degli apostoli e tramite loro ancora oggi continua ad infiammare i cuori di chi è capace ad aprirsi all’azione di Dio.

Gesù manda i suoi discepoli come il Padre aveva mandato Lui. In questo mandato missionario, l’unica forza che avranno i discepoli è lo Spirito che li accompagnerà durante lo svolgimento della missione. Anche noi abbiamo ricevuto lo Spirito del Padre attraverso il nostro battesimo e siamo chiamati a svolgere la nostra missione portando agli altri la buona notizia del Regno. Ricordiamoci sempre di questa nostra missione e del grande accompagnatore che abbiamo durante il viaggio. Ancora una volta si compiono le parole del Maestro: Non vi lascerò orfani, vi manderò il Paraclito.

Chiediamo allo Spirito che in un modo eminente scende sugli Apostoli oggi, scenda anche su ciascuno di noi ancora una volta e ci confermi nella nostra fede. Sostenuti dalla sua presenza ed aiuto impegniamoci perché tutti quelli che vengono a contatto con la nostra vita possano sperimentare quel fuoco di amore con cui siamo stati rivestiti. Chiediamo che la grazia del Padre ci accompagni e ci sostenga nel nostro cammino.

Buona domenica di Pentecoste a tutti!
P. Sabu

II° DOMENICA DI AVVENTO

battistaUno dei personaggi che ci accompagnano nel nostro cammino verso il Natale del Signore è Giovanni  Battista. Questa domenica e la prossima saremo in compagnia di lui per prepararci ancora meglio alla venuta del Figlio di Dio.
Giovanni predica nel deserto: sembra un’affermazione con un senso quasi negativo perché per noi oggi predicare nel deserto significherebbe dire qualcosa senza avere qualcuno che ci ascolti. Per la cultura biblica, invece, il deserto è un luogo dove, lontano dal rumore del mondo, si ascolta la voce di Dio. Quindi la predicazione che Giovanni fa nel deserto è un invito per tutti ad uscire dalle proprie sicurezze ed arrivare in un luogo separato per ascoltare la parola di Dio.
Il personaggio attrae, infatti arrivano da lui un po’ da ogni parte. Il messaggio da ascoltare con attenzione nel deserto è il tema della conversione. E’ il tema che ricorre molto spesso in questo tempo di Avvento perché la conversione è la condizione per ritornarci al Padre e al prossimo. Questo ritorno al Padre è necessario perché il Regno dei cieli è vicino. Gesù nella sua predicazione dirà che il Regno dei cieli è in mezzo a voi. Questo vuol dire che con il suo arrivo l’adesione alla sua persona è ciò farà la differenza. La nostra conversione non è verso una dottrina per quanto bella possa essere ma verso una persona, la persona del Cristo.
Da Giovanni arrivano un po’ tutti e non risparmia nessuno: chiama addirittura Razza di vipere i farisei e gli sadducei. La vipera, nel mondo biblico è simbolo della ostinazione nel male e quindi l’invito di Giovanni è per una conversione radicale della vita. Lo stile della sua predicazione è quella propria dei profeti, un linguaggio duro che incute timore. Ma ciò che conta è questo invito a tornare dal Padre lasciandoci dietro le nostre strade.
Giovanni non solo predica la conversione, ma rivela con umiltà e semplicità anche la sua missione. Colui che viene dietro a lui è più grande di lui e non si ritiene degno di fargli neanche un servizio da schiavo: portargli i sandali. Continua ad esortare i discepoli di ogni tempo a mettere al primo posto Dio e non loro stessi. Perché come Giovanni, anche noi, siamo chiamati ad indicare agli altri la presenza di Dio.
Avremo modo di stare ancora alla scuola di Giovanni, ma già questa domenica lui ci indica la direzione da prendere in questo cammino di Avvento: bisogna preparare le vie al Signore che viene. Il nostro cuore è il luogo privilegiato dove Dio vuol nascere e il tempo di Avvento ci da l’occasione buona per prepararlo.
Chiediamo oggi l’intercessione del Battista perché possiamo essere capaci di accogliere il messaggio di salvezza che Dio ci porta continuamente e diventare sempre più e sempre meglio testimoni del suo amore in questo mondo.
Buona continuazione di questo cammino di Avvento a tutti!

P. Sabu

XIV° DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Giovani_in_CamminoIl Vangelo ci parla della missione che Gesù affida ai suoi discepoli. Quando Gesù manda i settantadue la prima cosa che gli ricorda è il dovere di pregare perché il Signore della messe mandi operai nella sua messe. Dunque il primo dovere come cristiani, come persone che testimoniano la loro fede nel Signore, è di pregare perché non manchino gli operai per il Regno dei cieli. Ovviamente il nostro dovere non si riduce solo alla preghiera perché ognuno di noi è chiamato e mandato ad annunciare il Regno soprattutto con la testimonianza della sua vita.

Il Signore è cosciente del pericolo al quale vanno incontro i suoi messaggeri e dice a loro che li manda come agnelli in mezzo a lupi. Non è molto confortante questa immagine perché si sa che fine fa un agnello in mezzo a lupi, ma la promessa che Gesù ha fatto ai suoi discepoli prima dell’Ascensione continua a confortare loro anche in quelle situazioni:Io sono con voi fino alla fine dei secoli. Non una promessa rimasta a parole, ma realizzata nell’Eucarestia dove è realmente presente per essere il miglior compagno di viaggio per ciascuno di noi. Con la sua presenza ci dice che siamo chiamati a continuare la Sua opera e non ci lascerà mai soli.

Ogni cristiano è per vocazione un messaggero di pace e Gesù nel mandare i settantadue ricorda questa realtà dicendogli che il primo augurio che loro devono dare agli altri è quello della pace. In un mondo dove ogni giorno ci attendono notizie che parlano delle violenze e delle guerre sarebbe bello che ogni discepolo del Signore  si ricordasse di essere messaggero di pace.

Quando si va con il Signore per annunciare il Regno i risultati si vedono. Ecco ciò che hanno sperimentato i settantadue. E tornano dalla loro missione pieni di entusiasmo e raccontano a Gesù le loro esperienze. Ciò che stupisce i discepoli è il fatto che anche i demoni si sottomettono a loro nel nome del loro Maestro. Non di poco conto questa nota:Nel tuo nome. Il vero discepolo è colui che non  perde questo punto di vista: avere sempre come punto di riferimento il Maestro. Infatti i discepoli sono mandati non per annunciare il loro messaggio, non sono mandati a parlare in nome loro, ma la loro missione sarà una missione vera quando sapranno trasmettere il messaggio di Dio mettendo al primo posto la gloria di Dio e non i loro interessi.

E Gesù dice che la caduta dei demoni è poca cosa in confronto alla possibilità di avere i loro nomi scritti nei cieli. Anche noi siamo chiamati ad essere gioiosi non perché abbiamo dei doni straordinari, ma perché abbiamo la possibilità di testimoniare la nostra gioia nel Signore risorto e così poter essere parte del Regno dei cieli. Noi dove abbiamo posto la nostra gioia? Nella testimonianza quotidiana della fede siamo capaci di trasmettere la nostra gioia oppure continuiamo ad essere un po’ malinconici per cui la nostra testimonianza non incide più di tanto?

Bisogna pregare che il Signore ci doni più convinzione nella nostra missione. Il Battesimo ci ha resi figli di Dio e fratelli tra di noi. Bisogna ricordarsi che siamo creati per la pace e non per la guerra, ma anche quando parliamo della pace, portiamo la guerra nel cuore. Che il Signore purifichi il nostro cuore, ci doni la forza del suo Spirito per sostenerci in questo cammino di fede.

Buona domenica a tutti!

P. Sabu