IV° DOMENICA DI PASQUA

Papa (il Buon Pastore)

Questa è la domenica del Buon Pastore e dal 1964, per volere del papa Paolo VI,  è  celebrata  come domenica della preghiera per le vocazioni. Quindi ricordiamoci questo nostro impegno di pregare perché il Signore mandi tanti operai nella sua messe e che possano seguire sempre meglio l’esempio del Buon Pastore.

Una delle immagini del Signore più cara alla tradizione cristiana è proprio quella del Buon Pastore. Il pastore che ha tra le braccia o sulle spalle una pecorella fa sorgere tenerezza ed un senso di sicurezza. Oggi siamo chiamati a sentirci dentro questo abbraccio di Gesù e sentirci tranquilli e sereni tra le sue braccia.

Nella sua predicazione, l’abbiamo ascoltato nella seconda lettura, Pietro afferma: eravate erranti come pecore, ma ora siete stati ricondotti al pastore e custode delle vostre anime. Il bello del nostro essere gregge di Gesù è proprio il fatto che noi abbiamo questo buon pastore che ci conosce uno ad uno e ci chiama per nome. Non siamo una folla anonima, ma un popolo chiamato per nome. Essere discepoli del Signore, allora, vuol dire impegnarci perché questo amore e predilezione di Dio, riversati nei nostri cuori siano testimoniati fedelmente nella nostra vita.

Bisogna sempre ricordarci che il Signore ci ama e ci chiama per primo. Non siamo noi a prendere l’iniziativa del nostro cammino, ma è Dio stesso che con il suo amore ci guida e ci protegge. Il paragone che Gesù mette davanti ai suoi ascoltatori è tra mercenario e pastore: mentre il mercenario bada solo al tornaconto, il pastore è colui che è pronto a dare la sua vita per il suo gregge. E’ uno che si preoccupa non della propria, ma della vita del gregge.

In questo contesto diventa importante il nostro rapporto personale con il Signore. L’intimità che c’è tra il pastore e le pecore è qualcosa di sconosciuto per gli estranei, ecco perché i farisei non comprendono le parole di Gesù. Il gregge segue il pastore perché ne conosce la voce e si sentono sicuri nel seguirlo.

Gesù non si accontenta di essere il pastore del gregge, ma dice che lui è anche la porta dell’ovile. Per entrarci e per farne parte bisogna passare per questa porta. Quindi ancora una volta dobbiamo sottolineare come il nostro cammino non sia un’ideologia da accettare o un insieme di regole da osservare, ma una persona da amare, abbracciare e seguire. In questo consisterà anche il nostro impegno quotidiano di cristiani. Quando si ama veramente una persona si ha sempre il desiderio di ascoltarlo, di stargli vicino, di aprire il nostro cuore senza paura di essere fraintesi. Si cerca sempre di imparare ciò che c’è di buono in quella persona. Lo dobbiamo fare nel nostro rapporto con il Signore e deve diventare il marchio di fabbrica per ogni cristiano.

Che il nostro buon Pastore che ci conduce sui sentieri della vita ci faccia sentire sempre il suo amore per noi e sostenuti dalla sua grazia e dalla sua misericordia, possiamo andare avanti sereni nel nostro cammino della vita.

Buona domenica a tutti!

P. Sabu

XXI° DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Kabuli_GateUna porta stretta per la quale siamo chiamati a passare per entrare nel Regno dei Cieli! E’ la visione che la pagina del Vangelo di oggi ci presenta. E come sfondo abbiamo l’immagine di un Padre che, nel suo amore per il figlio, lo corregge (la seconda lettura).

Immaginate la scena di una porta stretta davanti la quale c’è una folla che cerca di passare: tutti  a spintonare e a cercare di superare gli altri! Sarebbe un vero disastro. Sarà così il Regno dei cieli? Ci passerebbe la voglia di entrarci. Gesù ci dice qualcosa di veramente più bello ed importante per la nostra vita e chiediamo che ci illumini con il Suo Spirito per non perdere di vista ciò che ci vuol dire.

Pensate a qualche altro brano del Vangelo dove Gesù dice che lui stesso è la porta delle pecore e coloro che non entrano per quella porta sono ladri e mercenari oppure quando racconta la parabola di un tale che arriva a mezzanotte dal suo amico e gli chiede dei pani e l’altro gli dice che non poteva venire ad aprire la porta! Non perché suo amico, ma perché lo importunava gli viene aperta la porta; quanto più, dice il Signore, farà il Padre celeste! Possiamo immaginare che la porta di cui parla Gesù sia lui stesso: una porta attraverso la quale dobbiamo passare tutti se vogliamo far parte del regno dei cieli. Ecco che la porta diventa larga e non più stretta perché la scelta non è qualcosa di materiale, ma è la scelta di una persona e la misura del proprio cammino diventa Dio stesso.

Quando si fa una semplice passeggiata, siamo sereni e gioiosi se siamo in bella compagnia e insieme il cammino diventa anche più percorribile. Triste sarebbe un cammino dove siamo lasciati da soli e tutto ciò che facciamo non ha come solo termine di paragone la nostra stessa vita. Il cammino al quale il Signore ci invita non è un cammino da fare da soli, perderebbe ogni significato! Siamo chiamati a fare questo cammino abbracciati agli altri fratelli.

Don Tonino Bello diceva che gli piace immaginare gli uomini con un’ala soltanto! Si vola soltanto stando abbracciati con l’altro e questo altro potrebbe essere addirittura Dio stesso. Il cammino di un discepolo del Signore non è un cammino da fare da soli, siamo in compagnia perfino con gli angeli e i santi. Pensate come sarebbe gioioso il cammino se fossimo consapevoli di questa realtà! Ma la porta stretta rimane perché la scelta per il Signore non è una scelta da fare a cuor leggero, ci costa e ci impegna, deve essere lui la misura della nostra vita e del nostro cammino: bisogna sempre ricordarsi che il Suo amore per gli uomini lo spinge fino alla morte in croce.

E allora coraggio, chiediamo che il Signore ci conceda la grazia di passare attraverso di lui per far parte del Regno dei cieli al quale ciascuno di noi è chiamato. Chiediamo che lo Spirito ci illumini e ci sostenga in questo cammino e uniti ai nostri fratelli possiamo far parte di una moltitudine di persone che si incamminano verso questo regno di pace e di gioia.

Buona domenica a tutti!

P. Sabu