CORPUS DOMINI

pane_vivoMangiare e bere: due bisogni fondamentali di ogni persona umana. Può un uomo resistere senza mangiare e bere? Per qualche giorno sì, ma non più di tanto. Ecco perché si grida al miracolo quando sotto le macerie di un terremoto si trovano delle persone ancora vive dopo qualche giorno dell’evento. Riconosciamo tutti la nostra fragilità di fronte alla fame e alla sete. Oggi Gesù ci dice che bisogna mangiarlo e berlo per avere la vita eterna: scherza oppure ci dice qualcosa di straordinario?

Anche i giudei, di fronte ad un discorso del genere rimangono esterrefatti perché pensavano di diventare dei cannibali per avere la vita eterna: per quanto poteva sembrare bello avere la vita eterna, non sembrava altrettanto carino diventare dei cannibali per averla.
Evidentemente il discorso di Gesù rimane su un piano diverso da quello che erano riusciti ad immaginare i suoi ascoltatori. Quindi, il discorso di Gesù rimane incomprensibile per loro. Molto probabilmente anche noi avremmo avuto delle difficoltà per comprendere le sue parole, ci sembrano chiare solo perché c’è una riflessione teologica dietro alle parole che leggiamo oggi.

Qualcuno dice che l’uomo è ciò che mangia. Se l’uomo mangia la carne rimane carne e se mangiasse Dio? Diventa come Dio e per lo meno prende parte alla divinità. Sarebbe bello se pensassimo a questa realtà. Noi
abbiamo la possibilità di partecipare alla vita stessa di Dio, tutte le volte che ci accostiamo a ricevere la comunione. Infatti, le parole rivolte da Gesù ai giudei sono parole veramente importanti: lui non ci vuole cannibali, ma amici che ricevono la sua persona e che imparano da lui come diventare vita per gli altri.

Chi riceve Gesù è chiamato a vivere come Gesù, cioè, una vita spesa per gli altri, una vita piena di amore che è pronta perfino ad affrontare la morte per amore dell’uomo. San Paolo ce lo dice chiaramente nella seconda lettura di oggi: siamo un corpo solo pur essendo molti e diversi. Il messaggio di questa solennità che stiamo celebrando è proprio questo: partecipando all’unico pane che è Cristo, ciascuno di noi è invitato a prendere parte alla mensa del Signore per essere in comunione col nostro prossimo. Il segno più grande che un cristiano deve produrre nella propria vita è il suo atteggiamento nei confronti del prossimo: da questo il mondo saprà se uno crede sul serio alle parole di Gesù oppure non ci crede.

Per rimanere in vita ed essere in comunione con gli altri abbiamo bisogno di mangiare il pane vivo disceso dal cielo. Il paragone è tra la manna nel deserto e Gesù: la manna ha mantenuto in vita il popolo d’Israele durante il loro viaggio nel deserto, però sono morti. Coloro che riceveranno nella loro vita e nel loro cuore il Cristo non moriranno: affronteranno la morte terrena che per chi crede in lui è il passaggio da questa vita ad una vita che non conosce tramonto. Per non restare affamati ed avere la forza per affrontare questo pellegrinaggio terreno insieme al nostro prossimo dobbiamo prendere il cibo che il Signore ci offre.

L’Eucarestia che celebriamo è il più grande ringraziamento che possiamo rendere al Padre, ma è anche il memoriale della morte di Gesù. In questa solennità dovremo pregare Dio affinché faccia diventare un’eucarestia anche ciascuno di noi: da una parte un grande ringraziamento e dall’altra una prontezza per essere un dono per gli altri, per tutti quelli che vengono a contatto con la nostra vita.
Chiediamo che lo Spirito del Padre ci illumini e ci accompagni in questo nostro cammino.

Buona domenica a tutti!
P. Sabu

CORPUS DOMINI

Raffaellino Del Garbo - moltiplicazione dei pani e dei pesci da S.M. Maddalena De'PazziRadunarsi attorno ad una tavola per mangiare insieme è un atto umano molto semplice e quotidiano che ha molti significati in tutte le culture e in tutte le religioni. E’ un atto molto antico che rievoca anche la solidarietà e comunione tra le persone. Questo gesto semplice acquista un significato molto più profondo nel cuore di Dio e viene affidato a ciascuno di noi come segno del Suo grande amore per noi.
S. Paolo ci ricorda che ogni volta che mangiamo questo pane e beviamo a questo calice annunciamo la morte del Signore. E’ un invito per essere coscienti che il sacrificio del Cristo è ciò che ci ha fatto guadagnare la salvezza e la nostra redenzione è acquistata a caro prezzo. Essere consapevoli della preziosità del sacrificio del Cristo per vivere quotidianamente nel Suo amore fino al giorno della Sua venuta. Il ricordo del sacrificio del Cristo ci rende consapevoli che anche noi siamo chiamati a seguire la Sua strada e i sacrifici della nostra vita hanno una dimensione salvifica e non saranno mai capaci di distoglierci da questo sguardo salvifico sulla nostra vita.

La moltiplicazione dei pani e dei pesci di cui abbiamo il racconto nella pagina evangelica, ci ricorda un’altra dimensione importante del nostro essere discepoli. Non basta guardare al Signore e al Suo potere di compiere i miracoli ed esserne beneficiari, ma bisogna essere anche capaci di aprire il nostro cuore e mettere a disposizione del Signore quel poco che abbiamo nella nostra vita. Bisogna dare a Lui la possibilità di compiere i miracoli anche nel mondo di oggi. Le Sue mani tese verso il bisognoso sono le nostre mani oggi. Alla base del miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci c’è la buona volontà dei discepoli che hanno messo a disposizione di Gesù il poco che avevano, consapevoli che non sarebbe comunque bastato per tutta quella gente. Ma unita alla grazia del Signore, questa disponibilità diventa capace di un grande miracolo.

Ci sembrerà sempre che non basterà mai quel che facciamo per risolvere i problemi attorno a noi nonostante la nostra buona volontà. Però bisogna sempre pensare che le mani del Signore per gli altri siamo noi e non ha altre possibilità per andare incontro al fratello bisognoso. In fondo non siamo noi che compiamo il miracolo, è sempre Lui. Bisogna sempre cercare di crescere attorno alla mensa del Signore che ci rende capaci ad essere disponibili nei confronti degli altri.  Dio si offre a noi nel pane, si spezza per noi e a nostra volta siamo chiamati ad essere pane spezzato per la vita degli altri. Tutti noi che ci comunichiamo al Pane del Cielo siamo chiamati a diventare pane per gli altri. D’altra parte non ci servirebbe a nulla prendere parte del Banchetto del Signore se poi non abbiamo la volontà di metterci in gioco per gli altri.

La sfida che questa festa odierna lancia a noi è proprio questa: misurarci con la misura del Cristo. E’ facile sedersi al tavolo del Signore e pregare che ci nutra con il suo corpo, ma non è altrettanto facile essere noi il pane per gli altri. Speriamo che la festa che stiamo celebrando ci renda meno egoisti anche nel nostro cammino di fede, ci renda capaci di spenderci per gli altri per essere veri discepoli del Pane offerto per noi sulla croce. Che lo Spirito del Padre ci aiuti in questo nostro cammino.

Buona domenica a tutti!

P. Sabu