Iscrizione corsi di chitarra

iscrizioni_2017-2018_medio
Sono aperte le iscrizioni per i corsi di chitarra 2017/2018.
Ci sono tre Gruppi differenti in base al punto di partenza:
1° Gruppo
NUOVI ARRIVATI: Da dove cominciamo?

2° Gruppo
SECONDO ANNO: Dove eravamo rimasti?

3° Gruppo
VECCHIE CONOSCENZE: Animando celebrando con musica

Quest’anno poi ci saranno due laboratori speciali a cui è possibile partecipare:
– Melodie con la chitarra
– Scrivere canzoni

Inizio corsi: 1° settimana di ottobre
Giorni ancora da concordare

Informazioni: 338 41 40 118

XXII° DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

ostacoliGrande professione di fede da una parte e l’assenza della fede dall’altra. Se Pietro ci rappresenta nel cammino di fede, queste due realtà, così palesemente evidenti nella vita del Primo degli apostoli, sono presenti anche nel nostro. Momenti di grande euforia in cui la professione di fede sembra la cosa più semplice e normale che ci sia salvo poi lasciar spazio ai momenti in cui c’è solo il buio e l’assenza della fede.

Avevamo lasciato Pietro a Cesarea di Filippo dove, dopo la grande professione, si sentiva chiamato Beato da Gesù. Oggi ritroviamo questo apostolo che si mette fra Gesù e il suo destino e si sente chiamato dal Signore, Satana. A pensarci bene il cammino di ciascun discepolo è un cammino tra questi due poli: essere beati ed essere satana. Bisogna fare di tutto per allontanarsi dall’essere satana ed avvicinarsi all’essere beato. Perché Pietro passa dalla beatitudine  all’essere chiamato satana? Perché passa dalla fede in Gesù alla mancanza di fede. Il tentativo di Pietro, di fronte all’annuncio della passione da parte di Gesù, è di creare una salvezza a modo suo e non secondo il piano di Dio.

Ecco allora l’invito di Gesù di mettersi dietro a lui. Camminare sulle orme del Maestro darà a Pietro la forza di andare avanti nel suo cammino di fede. La fedeltà agli insegnamenti del Maestro sarà la via che porterà alla beatitudine della salvezza. E questa fedeltà si dimostra anche nell’accettare la croce e le sofferenze per il Maestro. Non si va alla gloria della risurrezione se non attraverso la croce.

Un grande esempio dell’accettazione della sofferenza per portare avanti il progetto di Dio ce lo fa vedere il profeta Geremia nella prima lettura.  Il profeta era diventato oggetto di derisione, la parola del Signore era diventata causa di vergogna per lui. Soffre talmente tanto che decide di non parlare in nome di Dio. Ma sente la parola come un fuoco imprigionato nelle sue ossa e non può non parlare nel nome di Dio. La bellezza di questa parola è notevole. Geremia si lascia sedurre dalla Parola di Dio e quindi porta avanti il progetto di salvezza che Dio ha per il suo popolo. E’ proprio un mettersi dietro e seguire la Parola. Le sofferenze non lo fermano, ma diventano ancora di più motivo d’orgoglio per il profeta.

Pensare secondo Dio e non secondo gli uomini è chiaramente il messaggio che ci viene dalla parola di Dio. La saldezza nella fede diventa fattibile per noi se riusciamo a metterci dietro a Gesù e seguirlo. Prendere la croce ogni giorno diventerà possibile se seguiamo Colui che ha portato per primo la croce e ci ha preceduto. Guardiamo a Pietro e a Geremia: ci insegnano tante cose. Nessuno dei due va scartato perché ci assomigliano molto. La tentazione di lasciar perdere ci può essere, ma il tentativo di rimanere fedeli sarà l’impegno quotidiano da portare avanti. Anche quando ci sono momenti bui in cui vacillerà la fede, l’invito di seguire il Maestro deve risuonare nel nostro cuore.

Chiediamo che il Signore ci aiuti con la sua misericordia, ci illumini con la luce del Suo Spirito perché possiamo seguire il nostro Maestro tutti i giorni della nostra vita.

Buona domenica a tutti!

XXI° DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

bambini-mano-alzataChi dite che io sia? Una domanda seria rivolta a noi oggi come ai discepoli allora e che meriterebbe una risposta seria da parte di ciascuno di noi. Non solo, bisogna ricordarsi che dalla risposta a questa domanda dipenderà il cammino della nostra fede.

Gesù è nel territorio pagano e chiede ai suoi discepoli ciò che hanno sentito dalla gente su di lui. Non è che cerchi l’indice di gradimento della gente, ma gli serve per preparare la domanda cruciale per i discepoli. Riportano le più disparate opinioni della gente. La cosa curiosa da notare è che tutti i personaggi a cui fa riferimento la gente sono morti: Battista, Elia, Geremia. Nasconde in qualche modo anche la venerazione che avevano verso questi personaggi. La morte ingiusta del Battista, Elia che è stato rapito in cielo su un carro di fuoco, Geremia ucciso misteriosamente nell’esilio egiziano sono tutti personaggi cari alla gente. Anche l’affermazione, uno dei profeti, dimostra il desiderio di vedere in Gesù un grande profeta che parla in nome di Dio. Quindi queste opinioni sono importanti in qualche modo.

Ma nel seguire Gesù, attaccarsi alla tradizione non serve, bisogna cogliere la novità. L’attaccamento alla tradizione umana è il lievito dei farisei e degli scribi da cui Gesù vuole liberare i suoi discepoli. Ecco allora la seconda domanda che invita ad entrare nel proprio cuore e scoprire il posto di Dio in ciascuno di noi. E’ un invito a cogliere la novità di Gesù lasciando da parte la nostalgia della tradizione degli uomini.

Chi dite che io sia? Non si può rispondere a questa domanda se non si è mossi dal Padre. Gesù lo dice chiaramente a Pietro: né carne né sangue … ma il Padre mio. S. Paolo ce lo dirà con altre parole: infatti, dice che nessuno può chiamare Gesù Signore se non sotto l’azione dello Spirito Santo. Pietro pensava di aver detto un qualcosa di grandioso su Gesù e aveva ragione, ma in quella risposta aveva poco di suo perché è ispirata dal Padre e solo coloro che si mettono sotto la sua azione possono rispondere veramente a questa domanda.

“Chi dite che io sia?” viene domandato a ciascuno di noi oggi. Come rispondiamo? Viviamo in un mondo dove la religiosità e la fede vengono vissuti da ognuno un po’ a modo suo. Ognuno si fa una fede a proprio uso e consumo. Vogliamo appiccicare a Dio le qualità che vorremmo vedere in lui. Nelle varie risposte su Gesù, tra l’altro, la gente faceva capire che cos’è che a ciascuno di loro piaceva di lui. Così facciamo anche noi oggi. Ci piace qualche aspetto della persona di Gesù dimenticando di prenderlo nella sua totalità. Chi di noi non vorrebbe un Dio che moltiplica i pani e pesci o cammina sul mare o guarisce ogni tipo le malattia, scaccia i demoni ecc! Ma quanti di noi poi sarebbero capaci di seguirlo sulla strada della croce, sulla strada dell’umiliazione. La novità che Gesù porta per noi comporta anche la croce, non possiamo accettare Gesù senza accettare la sua croce. Altrimenti saremo come gli scribi e dei farisei, attaccati alla tradizione degli uomini tanto da ignorare la Buona Notizia che Gesù porta.

Se il figlio è colui che assomiglia al padre nel comportamento, così pensavano i contemporanei di Gesù, ciò che ha detto Pietro su Gesù è davvero importante. Ma è importante anche per noi. Essere figli adottivi di Dio per chiamata, significa impegnarsi ad assomigliargli sempre di più. Ecco, dove ci porta il cammino dietro a Gesù. Bisogna accoglierlo per quello che è veramente e non fare di lui un distributore automatico delle grazie e favori di cui abbiamo bisogno. Sappiamo che non è facile questo cammino, ma bisogna rispondere alla domanda di Gesù con la mano sul cuore. Lui ci guarda con i suoi occhi di tenerezza e bisogna incrociare il suo sguardo per lasciarci travolgere dal suo amore.

Chiediamo che lo Spirito ci assista in questo cammino e ci sostenga la misericordia del Padre.

Buona domenica a tutti!

XX° DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Sguardo_profondoIl brano del Vangelo di oggi è un grande inno alla fede di una donna pagana. Ci fa capire come la salvezza portata da Gesù abbraccia tutto l’universo e non esclude nessuno dall’abbraccio della sua misericordia. Ci dice che noi siamo chiamati a perseverare nella nostra fede anche quando dobbiamo aspettare con pazienza i tempi di Dio e non dettare tempi al Signore.

Gesù teneva sempre in grande considerazione la fede della gente e si lamentava quando vedeva che in certe situazioni veniva a mancare. “Uomo di poca fede, perché hai dubitato?”, aveva chiesto a Pietro che affondava. Quando i discepoli non hanno potuto scacciare il demonio Gesù aveva detto loro che non c’erano riusciti per la loro poca fede. È rimasto quasi sorpreso dall’incredulità dei suoi compaesani e il Vangelo ci dice che non poté compiere tanti miracoli proprio per questa incredulità. La richiesta dei segni da parte degli scribi e dei farisei veniva considerata da Gesù come dimostrazione della loro poca fede in lui e li chiama generazione perversa e degenere. Elogia però la grande fede del centurione che gli dice: “Signore, non sono degno che entri sotto il tetto di casa mia: dì soltanto una parola e il mio servo sarà guarito”. Nel compiere miracoli tante volte vediamo come Gesù tasta il polso della fede della gente e proprio per la loro fede offre loro ciò che desiderano.

L’episodio di questa domenica è commovente. Uno sguardo al luogo: Gesù si ritira nelle parti di Tiro e di Sidone che sono territori pagani. Aveva affrontato l’ipocrisia degli scribi e di farisei e aveva detto loro che quello che esce dal cuore dell’uomo è ciò che lo contamina e non ciò che entra da fuori. Quindi c’è quasi un tentativo di sfuggire questa incredulità andando verso i territori pagani e facendo capire che è venuto a portare la salvezza per tutti. Anche la donna cananea esce: esce dalla sua incredulità e va verso colui che può davvero donare la fede. Sa che questo Rabbì ebreo è diverso, sa che può darle ciò che vuole. Chiede che Gesù abbia pietà di lei: la pietà che chiede è la guarigione della figlia. Non pretende nulla da Gesù, non vuole forzargli la mano, ma gli chiede solo pietà.

L’atteggiamento di Gesù è sorprendente: la misericordia in persona non le rivolge nemmeno una parola, ci spiazza tutti. Adesso c’è la mediazione dei discepoli. Non tanto perché avevano compassione di lei, ma almeno per toglierla di torno ed essere lasciati in pace. Ma ancora una volta il rifiuto di Gesù: la mia missione è per le pecore perdute della casa d’Israele. Alla seconda domanda della donna la risposta di Gesù è ancora più dura e sembra tagliare le gambe ad ogni minima speranza eppure con una risposta che rivela tutta la sua umiltà e fiducia in Gesù, la donna ottiene ciò che desidera. Alla grande fede della donna risponde la grande misericordia di Dio e la sua figlia viene guarita. Non solo ottiene le briciole che cadono dal tavolo del padrone, ma proprio il pane.

“Donna, grande è la tua fede” le dice Gesù. Questo è il grande insegnamento che ci viene dalla parola di Dio di oggi. Forse siamo portati a guardare di più al rifiuto che Gesù le rivolge e poco a ciò che ha ottenuto con la sua tenacia e perseveranza nella fede. Non è facile il cammino di fede neanche per noi e quante volte ci lamentiamo che Dio non ci ascolta! Eppure Dio continuamente ci ascolta e anche quando sembra non risponderci, ci sta preparando a dare una risposta solida di fede dimostrando tutta la nostra fiducia in lui. Possiamo forzare la mano del Signore in nostro favore solo con la nostra fede e fiducia in lui. Dove c’è un cuore che nel suo profondo riconosce la Sua onnipotenza e chiede solo pietà, Dio non può non rispondere.

La donna cananea, una donna considerata pagana dal popolo scelto, diventa maestra per noi e ci invita a fissare lo sguardo su Gesù per evitare la poca fede. Continuiamo il nostro cammino fiduciosi nella misericordia del Padre e chiediamo che lo Spirito ci illumini la strada.

Buona domenica a tutti!

XV° DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

seminatoreIl seminatore che esce fuori per seminare domina la scena della parola di Dio di oggi e ci colpisce anche l’efficacia di questa parola che esce dalla bocca di Dio di cui ci parla la prima lettura e ci incuriosiscono i vari terreni dove il seme della parola cade. Ringraziamo il Signore per il dono della Sua Parola.

La parabola ci dice qualcosa di noto per significare qualcosa di ignoto. In questo senso si può dire tranquillamente che Gesù di Nazareth sia stato la parabola più bella di Dio per manifestare agli uomini il volto misericordioso del Padre. Ma anche Gesù nel raccontare le parabole alle folle ha il desiderio di manifestare a loro i misteri del Regno. Parlando delle realtà semplici della vita quotidiana, cerca in qualche modo di spiegare loro il mistero della sua stessa vita: il mistero d’amore di Dio per gli uomini. Anche nella parabola del seminatore abbiamo diversi elementi della vita quotidiana del popolo: il mare, la barca, le folle, il seminatore, la semina, i terreni ecc. Tutte realtà che però parlano di una realtà invisibile che è la realtà di Dio e del Suo regno.

Il seminatore che getta il seme anche sui terreni che non producono frutto potrebbe sembrare uno stolto, almeno ai nostri occhi. Invece, ci fa capire come Dio non scarti nessuno nella semina della sua parola, come non scelga i terreni dove gettare il seme. Ancora una volta egli è generoso nei confronti dell’uomo e dona a tutti il seme della Parola. Nel suo “spreco” vediamo l’amore suo e la sua generosità che va oltre le considerazioni e valutazioni umane.

Seminare è un atto di fede nel seme e nella terra. Seminando la sua parola in noi Dio fa un atto di fede nella bontà dei terreni del nostro cuore. La Sua parola è sempre efficace e ce lo dice chiaramente la prima lettura di oggi: bisogna vedere il resto, i terreni ad esempio dove cade questo seme.

La strada, il terreno sassoso e i rovi: qual è la sorte del seme che cade su questi terreni? Nel primo caso il seme scompare prima di attecchire. Nel secondo sembra attecchire, ma non cresce e alla prima calura è bruciato. Nel terzo caso, il seme attecchisce e cresce, ma senza maturare perché viene soffocato dai rovi. Se guardiamo bene è l’esperienza del ministero di Gesù: quante volte ha dovuto affrontare le esperienze di sconfitte nel portare agli altri il messaggio di suo Padre! Ma quel seme caduto sulla terra buona e dà il frutto va oltre ogni immaginazione. Dare cento per uno è quasi impossibile o meglio è possibile solo a Dio. Eppure Gesù dice che ci sono terreni che fruttano anche così tanto il seme della Parola.

Diciamo che anche il nostro vivere è un atto di fede in Dio e nell’uomo e in questo cammino il seme della Parola che cresce in noi ci aiuta. Dobbiamo cercare di togliere da noi i sassi e i rovi e curare il terreno del nostro cuore sempre. Le caratteristiche dei vari terreni sono caratteristiche che portiamo dentro di noi nei confronti della Parola di Dio. Ci sono momenti in cui siamo impenetrabili all’ascolto della Parola. Alle volte ascoltiamo volentieri e con gioia la Parola, ma le pressioni, interne ed esterne, non fanno crescere in noi questa parola. Altre volte lasciamo anche radicare e crescere in noi il seme della Parola, ma poi rimane soffocata dalle preoccupazioni e dall’inganno della ricchezza. In parte siamo anche terreno buono che con la grazia del Signore riesce a produrre frutti insperati per il Regno.

Il nostro impegno sarà sempre quello di togliere i sassi e i rovi e far di tutto perché la semina di Dio in noi produca frutti abbondanti. Che il Signore ci aiuti e ci accompagni in questo cammino.

Buona domenica a tutti!
P. Sabu

Prime Comunioni a Donoratico

Domenica 21 Maggio verranno celebrate le Prime Comunioni nella Parrocchia San Bernardo Abate di Donoratico (LI): inizio celebrazione ore 10:30.

Copertina prima comunione 2017

 

IV° DOMENICA DI QUARESIMA

siloe-gerusalemmeLa liturgia della Parola di oggi ci invita a riflettere sulla figura di Cristo come luce del mondo. Questa domenica è la domenica del cieco nato e come lui anche noi siamo invitati a passare dalla nostra cecità spirituale alla vista di Cristo che è la luce vera del mondo.

Un uomo senza speranza, condannato a passare tutta la sua vita chiedendo l’elemosina, agli occhi degli uomini non certo agli occhi di Dio. La presenza di Gesù, infatti, cambia tutto. Passando lo vide e questo vedere è una creazione nuova. L’uomo, nato cieco, non solo acquista la  vista fisica, ma anche, e soprattutto, la vista della fede. La guarigione più bella non è quella esteriore, ma quella interiore. Anche qui, come nella esperienza della Samaritana, c’è un progresso nella fede.

La prima cosa che ci colpisce è la prontezza con cui obbedisce al comando del Signore, va a lavarti alla piscina di Siloe. Essendo nato cieco, non aveva mai visto Gesù in persona, ma il solo comando di Gesù gli basta per andare a lavarsi alla piscina. Che la piscina si chiami Siloe non è solo un dettaglio perché l’evangelista ci ricorda che significa “l’inviato”. Poteva esserci un inviato più grande di Gesù? Andare alla piscina di Siloe non significava andare verso la persona di Cristo e accoglierlo come luce della propria vita?

Infatti, l’esperienza del cieco nato è proprio questo. Ha avuto la guarigione dell’occhio esteriore, ma ha avuto un dono anche maggiore che era il dono della fede. La conclusione della sua esperienza sarà una professione di fede “credo, Signore” e la sua prostrazione, sarà segno di un abbandono totale in colui che è diventato la luce della sua vita.

In tutto questo episodio ci sono i farisei che si accaniscono contro Gesù. Non è un uomo di Dio, perché non osserva il sabato, sarà l’unica ragione per cui si mettono contro Gesù. C’è una chiusura totale del cuore nei confronti di Gesù e l’unica cosa che salta alla loro mente è quello di ammazzarlo perché sono in netta contrapposizione con lui. Non vogliono credere nella potenza di Gesù e si mettono contro di lui. Se questo brano rappresenta un invito ai catecumeni per riconoscere e professare che Gesù è il Cristo, per coloro che hanno ricevuto il battesimo diventa un’occasione per schierarsi da parte di Gesù e diventare i suoi testimoni e non essere come i farisei che non accettano la persona di Cristo.

Un uomo di nome Gesù, un profeta, uno che fa la volontà di Dio, un uomo di Dio: sono tutti termini che ci fanno capire come progredisce il cammino di fede del cieco nato. È la scoperta che questo uomo fa nella sua conoscenza di Gesù. Se ci facciamo caso, è anche la storia di ciascuno di noi. Anche noi facciamo fatica nel nostro cammino di fede e ci sono dei momenti dove c’è il buio totale. Ma la fatica nel credere deve diventare un motivo in più ad aggrapparsi alla grazia del Signore e chiedere che allontani da noi ogni chiusura nei suoi confronti.

Anche di fronte ai farisei, ostinati a non credere nella persona di Cristo, il cieco guarito diventa un testimone: un testimone talmente credibile che lo cacciano fuori. Eppure proprio questo essere cacciato fuori dal tempio, diventa l’occasione buona per una professione di fede piena.

Siamo sicuri che Dio è dove noi lo vogliamo incatenare oppure rompe con tutti i nostri schemi e si manifesta nei luoghi dove meno lo aspettiamo? L’esperienza del cieco nato è l’esperienza di ogni battezzato: c’è una fatica nel credere e difficilmente riusciamo ad arrivare ad una maturità nella fede soltanto con le nostre forze. Ci servirà sempre la grazia del Signore che ci accompagni a questa
maturità. Chiediamo che la luce dello Spirito ci guidi in questo nostro cammino e la misericordia del Padre ci sostenga sempre.

Buona domenica a tutti!
P. Sabu

Sentinelle della pace – I care Aleppo

Mercoledì 9 novembre alle ore 19:00 nel Salone Parrocchiale della Parrocchia San Bernardo di Donoratico, Marcella Marconcini ci racconterà la sua esperienza collegata alla guerra in Siria, in un incontro dal titolo “Sentinelle della Pace” (Is. 62,6).

aleppo

XXVIII° DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

10lebbrosiGrazie! Una parola magica. Quante volte al giorno diciamo questa parola e quante volte lo sentiamo dire dagli altri! Certe volte qualcuno lo dice tanto per dire, superficialmente, ma altre volte nasce proprio dal cuore e ha un sapore tutto particolare. Alle volte non bisogna neanche dirlo con le labbra e basta un cenno, un sorriso per intendersi.

Nel nostro vivere quotidiano ci sono dei momenti in cui il rendimento di grazie diventa importante. Appena ci svegliamo il pensiero va al Signore e lo ringraziamo per averci donato un nuovo giorno. Ci sono dei momenti in cui lo ringraziamo per tutti i doni che ci dà. Alle volte lo ringraziamo per le persone che ci ha messo accanto. Ma ci sono purtroppo delle occasioni in cui prendiamo le cose troppo per scontate e non ringraziamo abbastanza: capita nel rapporto con Dio, ma anche nel rapporto con il nostro prossimo. Ogni tanto bisogna ricordarsi che la preghiera più bella è quella del ringraziamento e di lode e solo dopo arriva quella della supplica.

Il Vangelo ci presenta una situazione particolarmente significativa: sono dieci i lebbrosi che vengono guariti, ma solo uno ritorna per ringraziare Gesù. La parola di Dio sottolinea che quest’uomo era un samaritano. Gli altri, quindi, erano israeliti e si aspettava un certo comportamento da loro. Eppure si rivelano non all’altezza del loro essere israeliti.

Ciò che conta, allora, non è essere parte di una certa categoria di persone, ma di aver fede. Domenica scorsa la Parola di Dio ci invitava ad avere la fede quanto un granello di senape e oggi ci dice che la fede è alla base della nostra salvezza. Infatti al lebbroso, guarito e ritornato, Gesù dice: “La tua fede ti ha salvato”. Non solo acquista la guarigione esteriore, ma anche la guarigione dell’anima che in fondo è la cosa più importante.

Come ci comportiamo noi nel nostro cammino di vita interiore? Prima di tutto bisogna capire se siamo persone grate, capaci di ringraziare Dio e il prossimo per tutto quello che si ha nella vita o siamo talmente superficiali che prendiamo tutto per scontato e abbiamo un cuore ingrato. Se siamo cristiani ci si aspetta un modo di agire da ciascuno di noi. Non perché qualcuno ci obbliga, ma perché l’abbiamo scelto noi. Il punto di partenza di ogni giorno sia il nostro ringraziamento al Signore e la nostra fede in lui. Non basta essere guariti esteriormente che è già una cosa meravigliosa, ma essere guariti interiormente è davvero molto più importante.

Anche il lebbroso quando torna lo fa lodando il Signore e poi si prostra davanti a Gesù per ringraziarlo. Sono degli atteggiamenti di qualsiasi discepolo del Signore. Continuiamo la preghiera dei discepoli: Signore, aumenta la nostra fede, ma diciamogli pure grazie perché con la sua presenza ci sostiene e guarisce le nostre infermità interiori.

Chiediamo che lo Spirito del Signore ci aiuti a comprendere sempre meglio la Sua parola e ci aiuti ad essere sempre grati per i meravigliosi doni che ci elargisce nella sua bontà e misericordia.

Buona domenica a tutti!

P. Sabu

XXVII° DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

semedisenapeQuanto un granello di senape: è la misura di fede che il Signore chiede a noi. La parola di Dio ci interroga e ci invita a pensare alla fede che ognuno di noi ha. Forse la prima cosa da fare di fronte a questa parola è proprio quella di chiedere al Signore, come hanno fatto i suoi discepoli, di aumentare la nostra fede.

Alla base della nostra religione c’è la fede. Come dice bene papa Benedetto XVI, alle volte noi prendiamo per scontato che la religione e fede siano la stessa identica cosa, ma ciò è vero solo in maniera limitata.

Porta due esempi: l’Antico Testamento e la religiosità romana. Il primo si presenta complessivamente sotto l’aspetto della legge piuttosto che quello della fede. Si da primariamente un assetto di vita in cui per altro la fede acquista importanza sempre maggiore. Nella seconda, la religione è un sistema  di riti per cui, l’importante non è la fede, ma la minuziosa osservanza delle cerimonie.

Per il cristiano invece la fede è fondamentale: è la fede nella persona di Gesù che cambia la sua vita. Un’adesione incondizionata alla volontà di Gesù che lo mette in cammino insieme con i suoi fratelli che condividono la stessa adesione. Ecco perché questo granello di senape diventa importante. Il nostro essere discepoli non si manifesta con un’osservanza perfetta, ma soltanto esteriore, di un insieme di cerimonie. La stessa celebrazione eucaristica, massima espressione del nostro ringraziamento al Padre, perderebbe significato se alla base della celebrazione non ci fosse la fede che ci fa stare davanti al Signore. Saremmo tutti degli attori. Come dice san Giovanni nella sua prima lettera, la nostra fede è la vittoria che ha sconfitto il mondo.

Diventa fondamentale per noi l’appello che tutta la parola di Dio oggi ci rivolge: Il giusto vivrà per la sua fede, ci ricorda la prima lettura. Per vivere la nostra fede abbiamo bisogno di ascoltare la voce del Maestro ed è l’esortazione del salmo: Ascoltate oggi la voce del Signore. Per ascoltare non basta avere le orecchie aperte, ci vuole soprattutto un cuore aperto. San Paolo esorta suo discepolo Timoteo di Non vergognarsi di dare la testimonianza al Signore e di custodire il dono prezioso della fede mediante lo Spirito Santo: proprio ciò che siamo chiamati a fare nel mondo di oggi.

Viviamo in un mondo che sfida il nostro cammino di fede e molte volte vediamo in noi stessi quei cristiani che non hanno il coraggio di testimoniare la propria fede. L’esortazione della parola di Dio è proprio quello di ricordarsi che a noi è stato dato lo Spirito di forza, di carità e di prudenza. Questo Spirito ci aiuta in questo cammino della nostra vita e ci rende capaci di testimoniare il nostro amore per il Signore.

Bisogna rinnovare ogni giorno l’impegno cristiano della nostra vita e chiedere che il Signore ci stia vicino sempre e che diventi la ricompensa più grande della nostra vita. Con lui accanto la strada diventa percorribile. Facciamo nostra la supplica degli apostoli: “Signore, aumenta la nostra fede”. Che lo Spirito del Padre ci illumini e la sua misericordia ci accompagni sempre.

Buona domenica a tutti!

P. Sabu