Via Crucis Quaresima 2019

Via Crucis 2019

Verso il Calvario… portando la Croce… Ricordare Gesù negli ultimi giorni. Fare memoria del Suo dono d’amore ! Questa è la VIA CRUCIS, IL CAMMINO DELLA CROCE. Pregheremo con le Parole di Gesù, con il Vangelo. Invitiamo tutte le famiglie a tutte le Via Crucis. E’ uno degli impegni che ci prendiamo per vivere la Quaresima e prepararci alla Pasqua.

XXII° DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

ostacoliGrande professione di fede da una parte e l’assenza della fede dall’altra. Se Pietro ci rappresenta nel cammino di fede, queste due realtà, così palesemente evidenti nella vita del Primo degli apostoli, sono presenti anche nel nostro. Momenti di grande euforia in cui la professione di fede sembra la cosa più semplice e normale che ci sia salvo poi lasciar spazio ai momenti in cui c’è solo il buio e l’assenza della fede.

Avevamo lasciato Pietro a Cesarea di Filippo dove, dopo la grande professione, si sentiva chiamato Beato da Gesù. Oggi ritroviamo questo apostolo che si mette fra Gesù e il suo destino e si sente chiamato dal Signore, Satana. A pensarci bene il cammino di ciascun discepolo è un cammino tra questi due poli: essere beati ed essere satana. Bisogna fare di tutto per allontanarsi dall’essere satana ed avvicinarsi all’essere beato. Perché Pietro passa dalla beatitudine  all’essere chiamato satana? Perché passa dalla fede in Gesù alla mancanza di fede. Il tentativo di Pietro, di fronte all’annuncio della passione da parte di Gesù, è di creare una salvezza a modo suo e non secondo il piano di Dio.

Ecco allora l’invito di Gesù di mettersi dietro a lui. Camminare sulle orme del Maestro darà a Pietro la forza di andare avanti nel suo cammino di fede. La fedeltà agli insegnamenti del Maestro sarà la via che porterà alla beatitudine della salvezza. E questa fedeltà si dimostra anche nell’accettare la croce e le sofferenze per il Maestro. Non si va alla gloria della risurrezione se non attraverso la croce.

Un grande esempio dell’accettazione della sofferenza per portare avanti il progetto di Dio ce lo fa vedere il profeta Geremia nella prima lettura.  Il profeta era diventato oggetto di derisione, la parola del Signore era diventata causa di vergogna per lui. Soffre talmente tanto che decide di non parlare in nome di Dio. Ma sente la parola come un fuoco imprigionato nelle sue ossa e non può non parlare nel nome di Dio. La bellezza di questa parola è notevole. Geremia si lascia sedurre dalla Parola di Dio e quindi porta avanti il progetto di salvezza che Dio ha per il suo popolo. E’ proprio un mettersi dietro e seguire la Parola. Le sofferenze non lo fermano, ma diventano ancora di più motivo d’orgoglio per il profeta.

Pensare secondo Dio e non secondo gli uomini è chiaramente il messaggio che ci viene dalla parola di Dio. La saldezza nella fede diventa fattibile per noi se riusciamo a metterci dietro a Gesù e seguirlo. Prendere la croce ogni giorno diventerà possibile se seguiamo Colui che ha portato per primo la croce e ci ha preceduto. Guardiamo a Pietro e a Geremia: ci insegnano tante cose. Nessuno dei due va scartato perché ci assomigliano molto. La tentazione di lasciar perdere ci può essere, ma il tentativo di rimanere fedeli sarà l’impegno quotidiano da portare avanti. Anche quando ci sono momenti bui in cui vacillerà la fede, l’invito di seguire il Maestro deve risuonare nel nostro cuore.

Chiediamo che il Signore ci aiuti con la sua misericordia, ci illumini con la luce del Suo Spirito perché possiamo seguire il nostro Maestro tutti i giorni della nostra vita.

Buona domenica a tutti!

XXI° DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

bambini-mano-alzataChi dite che io sia? Una domanda seria rivolta a noi oggi come ai discepoli allora e che meriterebbe una risposta seria da parte di ciascuno di noi. Non solo, bisogna ricordarsi che dalla risposta a questa domanda dipenderà il cammino della nostra fede.

Gesù è nel territorio pagano e chiede ai suoi discepoli ciò che hanno sentito dalla gente su di lui. Non è che cerchi l’indice di gradimento della gente, ma gli serve per preparare la domanda cruciale per i discepoli. Riportano le più disparate opinioni della gente. La cosa curiosa da notare è che tutti i personaggi a cui fa riferimento la gente sono morti: Battista, Elia, Geremia. Nasconde in qualche modo anche la venerazione che avevano verso questi personaggi. La morte ingiusta del Battista, Elia che è stato rapito in cielo su un carro di fuoco, Geremia ucciso misteriosamente nell’esilio egiziano sono tutti personaggi cari alla gente. Anche l’affermazione, uno dei profeti, dimostra il desiderio di vedere in Gesù un grande profeta che parla in nome di Dio. Quindi queste opinioni sono importanti in qualche modo.

Ma nel seguire Gesù, attaccarsi alla tradizione non serve, bisogna cogliere la novità. L’attaccamento alla tradizione umana è il lievito dei farisei e degli scribi da cui Gesù vuole liberare i suoi discepoli. Ecco allora la seconda domanda che invita ad entrare nel proprio cuore e scoprire il posto di Dio in ciascuno di noi. E’ un invito a cogliere la novità di Gesù lasciando da parte la nostalgia della tradizione degli uomini.

Chi dite che io sia? Non si può rispondere a questa domanda se non si è mossi dal Padre. Gesù lo dice chiaramente a Pietro: né carne né sangue … ma il Padre mio. S. Paolo ce lo dirà con altre parole: infatti, dice che nessuno può chiamare Gesù Signore se non sotto l’azione dello Spirito Santo. Pietro pensava di aver detto un qualcosa di grandioso su Gesù e aveva ragione, ma in quella risposta aveva poco di suo perché è ispirata dal Padre e solo coloro che si mettono sotto la sua azione possono rispondere veramente a questa domanda.

“Chi dite che io sia?” viene domandato a ciascuno di noi oggi. Come rispondiamo? Viviamo in un mondo dove la religiosità e la fede vengono vissuti da ognuno un po’ a modo suo. Ognuno si fa una fede a proprio uso e consumo. Vogliamo appiccicare a Dio le qualità che vorremmo vedere in lui. Nelle varie risposte su Gesù, tra l’altro, la gente faceva capire che cos’è che a ciascuno di loro piaceva di lui. Così facciamo anche noi oggi. Ci piace qualche aspetto della persona di Gesù dimenticando di prenderlo nella sua totalità. Chi di noi non vorrebbe un Dio che moltiplica i pani e pesci o cammina sul mare o guarisce ogni tipo le malattia, scaccia i demoni ecc! Ma quanti di noi poi sarebbero capaci di seguirlo sulla strada della croce, sulla strada dell’umiliazione. La novità che Gesù porta per noi comporta anche la croce, non possiamo accettare Gesù senza accettare la sua croce. Altrimenti saremo come gli scribi e dei farisei, attaccati alla tradizione degli uomini tanto da ignorare la Buona Notizia che Gesù porta.

Se il figlio è colui che assomiglia al padre nel comportamento, così pensavano i contemporanei di Gesù, ciò che ha detto Pietro su Gesù è davvero importante. Ma è importante anche per noi. Essere figli adottivi di Dio per chiamata, significa impegnarsi ad assomigliargli sempre di più. Ecco, dove ci porta il cammino dietro a Gesù. Bisogna accoglierlo per quello che è veramente e non fare di lui un distributore automatico delle grazie e favori di cui abbiamo bisogno. Sappiamo che non è facile questo cammino, ma bisogna rispondere alla domanda di Gesù con la mano sul cuore. Lui ci guarda con i suoi occhi di tenerezza e bisogna incrociare il suo sguardo per lasciarci travolgere dal suo amore.

Chiediamo che lo Spirito ci assista in questo cammino e ci sostenga la misericordia del Padre.

Buona domenica a tutti!

XIII° DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

 Prendere la croce e seguire, accogliere il discepolo: possiamo sintetizzare in questi due termini il messaggio del Vangelo di oggi. Per seguire Cristo bisogna prendere la croce e nella missione dell’evangelizzazione l’accoglienza ha un posto fondamentale.

Non si segue una persona che non si ama: questo è vero anche nel nostro cammino dietro a Gesù. Se non lo si ama, andare dietro a lui vorrebbe dire aspettare qualcosa da lui. In questo caso l’intenzione nostra non è pura ma contaminata. Invece se si vuol veramente bene al Signore diventa lui il punto centrale della vita, diventa la priorità. Il cammino che Gesù ci ha fatto vedere con la sua vita è un cammino verso la croce, ovviamente è un passaggio verso la gloria della risurrezione. Ma conoscendo il cammino del Maestro, anche il discepolo non deve cercare di evitare la croce dalla propria vita. Quindi nella scelta del Signore uno deve considerare il marchio della croce. Coloro che vogliono seguire il Signore, ma evitano la croce, non sono degni di lui. Questo diventa un invito anche per noi di considerare come seguiamo il Signore.

Dobbiamo anche considerare il fatto che la croce è il segno di salvezza per coloro che credono in lui. Quindi prendere su di noi la croce quotidiana vuol dire abbracciare questo segno di salvezza nel nostro cammino. In quest’ottica evitare la croce significherebbe evitare la salvezza. Bisogna ricordarci sempre che il cammino del discepolo è dietro il Maestro, seguire le orme tracciate da lui. Quindi anche quando il cammino diventa difficile, il peso della croce sembra superiore alla nostra portata, bisogna essere certi che non siamo soli, non ci abbandona mai.

In questo cammino dietro al Maestro, c’è da considerare il fatto dell’accoglienza. Gesù dice che anche un solo bicchiere d’acqua fresca non perderà la ricompensa. Pensate al caldo e al deserto e un bicchiere di acqua fresca: si potrebbe tranquillamente accorgere che non è una cosa di poco conto. Con la nostra mentalità di oggi forse è un gesto poco significativo, ma per gli ascoltatori di Gesù era qualcosa di fondamentale. Nello stesso tempo è un elemento naturale che non si nega a nessuno. Quindi un gesto semplice, normale ma che ha una sua importanza nel contesto in cui viene svolto il gesto. Così deve essere anche l’accoglienza che si dà ad un discepolo del Signore.

Il fondamento dell’accoglienza del discepolo è ancora l’accoglienza del Maestro: siccome lui ci ha accolti per primi e ci ha lasciato l’esempio del servizio, anche noi siamo chiamati ad accoglierci gli uni gli altri. E’ evidente il riferimento ai primi discepoli che andavano in giro per predicare. Pensate anche ai tanti missionari che sono partiti dalla loro terra d’origine ai paesi lontani per l’evangelizzazione. L’invito di Gesù è per tutte quelle persone che si incontrano con i missionari di ogni tempo. Un’accoglienza fatta a loro non perderà la ricompensa. E noi, a nostra volta siamo chiamati ad accogliere ogni discepolo del Signore.

Quindi ognuno di noi è stato mandato dalla Santissima Trinità al momento del Battesimo per portare agli altri la buona notizia del Vangelo. E nello svolgimento di questa missione ognuno di noi è chiamato a prendere l’esempio dal Maestro e seguirlo sulla via della croce. Questo si realizza accogliendo gli uni gli altri. Il punto di partenza è Dio e il punto di arrivo è ancora lui e in mezzo c’è da prendere la croce e accogliere i fratelli. Questo è il nostro cammino, questo è il cammino di tutta la chiesa e se ce lo dimentichiamo ci disperdiamo.

Chiediamo l’aiuto dello Spirito Santo perché ci illumini e ci aiuti a percorrere serenamente il cammino dietro al Maestro e ci dia la grazia e il coraggio di accogliere tutti durante questo cammino.

Buona domenica a tutti!

P. Sabu

Mercoledì delle Ceneri – inizio della Quaresima

Mercoledì 1° marzo inizierà il percorso Quaresimale con il rito dell’Imposizione delle Ceneri, gesto dal forte significato battesimale e penitenziale in preparazione alla Pasqua.
Le Ceneri a Donoratico verranno distribuite sia nella celebrazione delle ore 8:30 che in quella delle 18:00.

Ogni venerdì di quaresima, durante la celebrazione delle ore 18:00, ci sarà la Via Crucis.

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XXXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

cristo-reSiamo all’ultima domenica di questo anno liturgico e la Chiesa celebra la festa di Gesù Cristo, Re dell’universo. Una festa che ci invita a riflettere sulla nostra adesione a Cristo e sulla nostra fede in lui.

Quando si celebra un re ci si aspetterebbe qualcosa che si addice ad un re: un trono d’oro, uno scettro di diamanti, una corona di gemme preziose e vestiti lussuosi. Ma il nostro re ha come trono la croce, come corona una corona di spine, è nudo e come scettro ha solo dei chiodi a cui è appeso. Anche lui aveva attorno a sé dei soldati, ma non facevano ciò che voleva lui e addirittura lo schernivano. Possibile che sia lui il nostro re? Non è che abbiamo sbagliato nel seguirlo?

Oggi come allora non sono pochi coloro che fanno difficoltà ad accettare questo re crocifisso e rimane un grande scandalo di fronte ai modi di pensare e a degli atteggiamenti dell’uomo. Sarebbe stato più facile accettare un re glorioso, un re potente, un re che mette in riga i suoi sudditi e incute paura: un re sulla croce è più difficile da accettare e seguire.

Ai piedi della croce ci sono: il popolo, i capi e i soldati. Accanto a Gesù ci sono i due malfattori. Le reazioni di queste persone sono tutte da considerare bene. Il popolo resta ad osservare che cosa succede. Forse aspettavano qualcosa di più e di diverso: avevano sentito parlare di Gesù e molti avranno anche visto i miracoli compiuti da lui. Un Maestro così non poteva finire sulla croce, l’epilogo della sua vita non può essere questo. Ecco lo sguardo stupito della gente.

Ci sono i capi che invece deridono Gesù e lo fanno per due motivi: è il Cristo di Dio ed è l’eletto. Se è l’eletto di Dio, poteva finire così e perché Dio non lo aiuta? Se Dio non l’aiuta vuol dire che tutto quello diceva era falso. Quindi cercano di mettere in ridicolo non solo la crocifissione di Gesù, ma anche tutto quello che aveva insegnato durante la vita.

I soldati lo deridono per la scritta che aveva sulla testa: il re dei giudei. Può un re finire così male? I soldati obbedivano solo a un re che sa comandare, non ad un re che muore sulla croce senza opporre resistenza. Il malfattore, crocifisso insieme con Gesù sulla croce, lo deride perché voleva essere liberato dalla croce e tornare alla sua vita di prima.

In tutta questa scena c’è solo il ladrone pentito che riconosce la potenza di colui che gli stava accanto: Signore, ricordati di me quando sarai nel tuo regno. Infatti è l’unica provocazione che ottiene una risposta dal Crocifisso e che risposta! Oggi sarai con me nel paradiso.

Noi da che parte siamo? Accettiamo colui che aveva insegnato ai suoi discepoli che lui era venuto per servire e non per essere servito e per dare la sua vita in riscatto per molti? Siamo capaci di imparare la lezione da colui che si china ai piedi dei suoi discepoli per lavarli dicendo che anche loro devono seguire il suo esempio?

Il re sulla croce continuerà a suscitare scandalo anche per noi, ma bisogna fare una scelta nella nostra vita. Se scegliamo Cristo e la sua strada, anche noi dobbiamo accettare la logica di dare la vita per riceverla. Accogliere questo Re significa amare senza condizioni ed essere pronti a perdonare perfino dalla croce. Sappiamo che la strada è lunga e allora rimbocchiamoci le maniche e chiediamo aiuto a lui stesso. Quando la strada si fa dura il Suo Spirito ci illuminerà e ci sosterrà.

Buon cammino e buona festa del nostro Re a tutti!

P. Sabu

XII° DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

croce_di_maniAlla vigilia di ogni evento importante della Sua vita vediamo Gesù in preghiera. E’ una caratteristica del Vangelo di Luca e ci insegna che anche noi dobbiamo sviluppare in noi un atteggiamento simile. Nel brano che abbiamo oggi, quale potrebbe essere l’evento così importante? E’ la domanda, Chi dite che io sia, che Gesù rivolge ai suoi discepoli ed evidentemente per Gesù ha un grande valore e passo dopo passo prepara i suoi a dare una risposta personale.

Voi, Chi dite che io sia? Una domanda che risuona anche nelle orecchie del nostro cuore ed esige una risposta precisa e personale. Le prime risposte che i discepoli danno a Gesù sono frutto di quello che hanno ascoltato dagli altri, magari si saranno sentiti pure orgogliosi di fronte alla fama del loro Maestro. In un primo momento potrebbero essere importanti le opinioni degli altri, ciò che ci hanno detto ed insegnato su Gesù. Vanno bene anche le esperienze vissute dagli altri e messe davanti a noi come esempi. Ma c’è un momento dove tutto ciò non conterà nulla e l’unica risposta possibile e che va bene per il Signore sarà quella personale che ognuno di noi è chiamato a dare col cuore. Sarà una risposta che coinvolge tutto il nostro essere e il nostro agire; una risposta che coinvolge tutta la nostra vita.

Non basta dare una risposta alla domanda del Maestro, bisogna fare qualcosa di più.  Ai suoi discepoli Gesù dice che per andare dietro a lui bisogna prendere la propria croce ogni giorno. Ma deve essere una scelta fatta dal discepolo, non imposta dal Maestro. Ecco perché il Signore dice: Se qualcuno vuole. Non costringe nessuno, ma fa una proposta. Quelli che vanno dietro a lui non sono persone rassegnate ma sono coloro che hanno fatto una scelta di vita.

D’altra parte è chiaro dalle nostre esperienze quotidiane. In una qualsiasi scelta c’è una rinuncia che siamo chiamati a fare: se scegli di stare su una sedia non puoi, nello stesso tempo, sederti per terra. Nel mangiare, nel lavorare e in tutti gli ambienti della nostra vita ci sono delle scelte da fare. La scelta comporta la rinuncia a qualcosa, una piccola morte appunto. E Gesù oggi ci dice che siamo chiamati a fare delle scelte nella nostra vita e di fare queste scelte insieme con lui perché possiamo avere la vita: perdere la vita per lui per averla in eterno.

Il Signore ci chiede oggi che posto gli diamo nella nostra vita e cerchiamo di rispondergli col cuore. Ricordiamoci che non forza mai la mano e ci lascia liberi. La nostra libertà ci deve aiutare a fare delle scelte per la vita e non per la nostra morte ed è quello che il Signore vuole da noi. Chiediamo che ci dia lui stesso la forza per rispondere positivamente alla sua chiamata ed essere testimoni della Sua vita nel mondo.

Buona domenica a tutti!

P. Sabu

VENERDÌ SANTO

crociE’ un giorno in cui non si celebra la Messa nelle nostre chiese, perché la Chiesa ricorda la morte del suo Sposo e Signore sulla croce. La Croce domina la scena e tutti gli sguardi sono rivolti a questo segno di salvezza, “Quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me”, aveva detto il Maestro. Guardiamo anche noi a Lui per essere redenti dal Suo sacrificio.

La Parola di Dio ci invita a riflettere sulla passione di Cristo e questa lunga lettura,  per qualcuno anche noiosa, per chi crede diventa un racconto d’amore di Dio per l’umanità: racconto di un Dio che non si accontenta di nascere per gli uomini, ma dona la sua vita in una maniera cruenta per portare tutti alla salvezza. Nella sua vita terrena diceva ai suoi discepoli che non c’è amore più grande di dare la vita per gli amici. Consoliamoci! Abbiamo un Dio che ci considera amici così come siamo e non è poca cosa. Ma accogliere questo amore significa impegnarci perché il flusso d’amore, partito dal Suo cuore non si fermi mai e coinvolga tutta la nostra esistenza.

Se impariamo dalla croce, abbiamo speranza nel nostro percorso di fede. Gesù ci invita a prendere la nostra croce ogni giorno e seguirlo. Sa che non saremo mai capaci di amare la croce, infatti non ce lo dice, ma bisogna prenderla perché è il segno della nostra salvezza. Bisogna sempre ricordarsi che non siamo lasciati soli sulla nostra croce, dall’altra parte della croce c’è sempre Lui che rende la nostra croce dolce e leggera.

Sappiamo quanto è difficile per ciascuno di noi l’insegnamento della croce! E allora guardiamo a colui che è stato trafitto per i nostri peccati e con la sua croce ha portato la salvezza per tutti noi. Anche nei momenti in cui non sappiamo spiegarci le croci della nostra vita, proviamo a pensare che il Signore sta portando avanti con la nostra collaborazione il progetto di salvezza per tutti. Non la croce, ma la gloria della risurrezione avrà l’ultima parola nella nostra vita come nella vita del Cristo.

P. Sabu